Location++
The Venue Spagna: Location
In the very heart of Rome
The Venue Spagna, at 200 mt from Spanish Steps is located in in via della Croce, a memorable district at only 200mt from Spanish Steps, where you can breathe the bohemian Roman atmosphere made of small artisanal shops, workshops, historic restaurants, artist activities and night life. You can easily reach every monument and sightseeing of the city.
With almost three thousand years of history, the historic centre of Rome is unique in the world. Walk in the shade of the Coliseum, St Peter's Basilica and among hundreds of historical monuments.
Find them out here:
Piazza di Spagna
Fontana di Trevi
Piazza Navona
Fori Imperiali
Piazza del Popolo
L’urbanizzazione dell’area inizia nella seconda metà del ‘500, con la realizzazione di una prima fontana, la fontana del Trullo, su progetto di Giacomo Della Porta, oggi in piazza Nicosia, e con la successiva collocazione dell’obelisco Flaminio, alto circa 24 metri,
Colosseo
Piazza Venezia
Castel Sant'Angelo
What's in the area
- Trinità dei Monti 0,2 km
- Scalinata di Piazza di Spagna 0,2 km
- Teatro Sistina 0,2 km
- Piazza di Spagna 0,2 km
- Piazza Barberini 0,3 km
- Via Condotti 0,4 km
- San Silvestro in Capite 0,4 km
- La Rinascente 0,4 km
Public transport
- Metro Station Metro Spagna 0,2 km
- Metro Station Metro Barberini 0,4 km
Closest airports
- Rome Ciampino Airport 14,7 km
- Rome Fiumicino Airport 22,9 km
Your satisfaction is our priority
We are located in the historic center of Rome
Double Room Classic Cozy
- En-suite bathroom
- Air conditioning
- Heating
- Free WiFi
- Linen and towels included
- French bed
- Big bathroom
- 15 sqm
Double Room Deluxe - Noir
- En-suite bathroom
- Air conditioning
- Heating
- Free WiFi
- Linen and towels included
- King bed
- Ideal for long stays
- View on via Della Croce
- 20 sqm
Double Room Deluxe - Ginkgo
- En-suite bathroom
- Air conditioning
- Heating
- Free WiFi
- Linen and towels included
- King bed
- Ideal for long stays
- View on via Della Croce
- 20 sqm
La sua costruzione ebbe inizio nel 135, per ordine dell’imperatore Adriano, che voleva utilizzarlo come mausoleo per la sua famiglia. La sua costruzione proseguì fino al 139, diventando successivamente un edificio militare, che nel 403 fu integrato al complesso della Muraglia Aureliana.
Nel 590, mentre la peste devastava la città, il Papa Gregorio I vide sulla cima del castello l'Arcangelo Michele, che gli annunciò la fine dell’epidemia. In ricordo all'apparizione dell'Arcangelo, l’edificio è coronato da una statua che raffigura un angelo.
Nel 1277 si costruì una passerella fortificata di 800 metri di lunghezza, che collegava il castello con la Città del Vaticano, per far sì che il Papa potesse darsi alla fuga, nel caso in cui si trovasse in pericolo. Negli assedi del 1527 il Papa Clemente VII utilizzò la fortezza come rifugio.
Castel Sant'Angelo è diviso su cinque piani, a cui si accede per mezzo di una rampa a spirale, che conduce alla camera con le ceneri e alle celle, dove furono imprigionati vari personaggi illustri.
Avanzando verso la parte superiore del castello, si possono visitare le stanze papali, decorate con affreschi rinascimentali perfettamente conservati, oltre alle grandi collezioni d’armi.
Al piano superiore si trova una grande terrazza, dove si possono scattare ottime fotografie della città dall’alto.
I Fori Imperiali sono un complesso architettonico unico al mondo, composto da una serie di edifici e piazze monumentali, centro dell'attività politica di Roma antica, edificate in un periodo di circa 150 anni, tra il 46 a.C. e il 113 d.C.
Alla fine del periodo repubblicano, quando Roma era ormai divenuta la capitale di un enorme impero che si estendeva dalla Gallia all’Asia Minore, l’antico Foro romano si rivelò insufficiente alle funzioni di centro amministrativo della città. Giulio Cesare, nel 46 a.C., provvide per primo alla realizzazione di una nuova piazza, considerata all’inizio come un semplice ampliamento del Foro repubblicano. Al Foro di Cesare seguirono il Foro di Augusto, il Foro Transitorio o di Nerva (costruito da Domiziano e inaugurato da Nerva) e il Foro di Traiano, certamente il più grandioso. L’insieme di queste aree archeologiche costituisce, da un punto di vista urbanistico, un complesso organico, rinominato in epoca moderna dei “Fori Imperiali”, che si estende tra il Campidoglio e il Quirinale.
Foro di Augusto (2 a.C.)
Ottaviano, nipote di Giulio Cesare (sua madre, Azia, era figlia di Giulia, sorella di Cesare) e dal 45 a.C. suo figlio adottivo ed erede, dopo aver vendicato la sua morte con l’aiuto di Marco Antonio nella battaglia di Filippi (42 a.C.) terminata con l’uccisione di Bruto e Cassio, al ritorno a Roma sciolse il voto e avviò i lavori per la costruzione del tempio dedicato a Marte Ultore (vendicatore), che egli volle inserire in un nuovo Foro, replicando così il modello architettonico creato pochi anni prima con il Foro di Cesare. Inoltre, la crescita vertiginosa del numero dei processi aveva reso insufficiente la capienza del Foro Romano e del Foro Cesare. Ovviamente, come per il Foro di Cesare, anche in questo caso la costruzione del Foro di Augusto aveva fini propagandistici; le sontuose decorazioni celebravano la nuova età dell'oro che nasce con il principato di Augusto. All’estremità orientale del portico settentrionale, fu ricavato un vano riccamente decorato che ospitò la statua colossale del Genio di Augusto e che per questo è chiamato con nome moderno Aula del Colosso. I resti della sua decorazione e della statua sono esposti nel Museo dei Fori Imperiali. Sul lato est, invece, l’intero complesso era delimitato da un gigantesco muraglione, in peperino, pietra gabina e travertino, alto fino a 33 metri nel tratto più elevato. L’uso del peperino e della pietra gabina, ritenuti ignifughi, era giustificato dal fatto che la parete serviva per isolare e proteggere il Foro dalla retrostante Suburra, quartiere popolare e sovraffollato nel quale gli incendi erano frequentissimi a causa della diffusa presenza di strutture in legno. Nel muraglione sono presenti i due ingressi al Foro dalla Suburra, uno di questi è un arco monumentale in travertino, che dal Cinquecento viene chiamato Arco dei Pantani.
Foro di Nerva (97 d.C.)
Prima dell’edificazione del Foro, la zona era occupata da edifici commerciali e dalle due gigantesche absidi del lato meridionale del Foro di Augusto. Nel sottosuolo, inoltre, correva la Cloaca Maxima, il condotto fognario monumentale che la tradizione faceva risalire all’epoca dei re ( VI secolo a.C.), che proveniente dalla Suburra, attraversava il Foro Romano e il Velabro e confluiva nel Tevere, subito a valle dell’Isola Tiberina. Sebbene sia intitolato a Nerva, l’edificazione del Foro si deve all’imperatore Domiziano (81-96 d.C.) che però fu assassinato nel 96 e non poté inaugurarlo. Ne approfittò Nerva nel 97, e il Foro tuttora porta il suo nome. La piazza del Foro era lungo 114 metri e largo solo 45. Lungo i lati maggiori fu realizzato un semplice colonnato, in quanto lo spazio disponibile era talmente esiguo da impedire la costruzione di normali portici, come negli altri Fori. Dell’antico colonnato, oggi non restano in piedi che due sole colonne, soprannominate in epoca moderna Colonnacce per il loro stato di rudere. All’interno del Foro si può osservare un tratto di strada segnata da profondi solchi che costituiva la parte esterna della copertura in blocchi di tufo della Cloaca Maxima, sulla quale era appoggiato il pavimento antico del Foro. Nel Medioevo le lastre del pavimento furono asportate e le ruote dei carri che vi transitarono incisero i blocchi di tufo, creando i solchi che si vedono ancora oggi.
Foro di Traiano (112 d.C.)
Tra il 95 e il 105 d.C., fu avviato lo sbancamento delle pendici del Quirinale allo scopo di ricavare spazio per nuovi edifici. In totale furono rimossi materiali tufacei per circa 300.000 metri cubi, ottenendo così una superficie edificabile di circa 4,2 ettari. In quest’area fu realizzato l’ultimo in ordine di tempo e il più grandioso dei Fori Imperiali: il Foro di Traiano. La sua costruzione derivò probabilmente dalla necessità di nuovi spazi da dedicare all’amministrazione della giustizia, attività che dal Foro Romano si era spostata tra il Foro di Cesare e quello di Augusto. Il Foro di Traiano, inoltre, fu realizzato per celebrare la vittoria dell’imperatore sui Daci, sconfitti in due durissime campagne militari. Lo straordinario bottino di guerra arricchì enormemente l’Impero e fu utilizzato proprio per costruire il Foro, inaugurato nel 112 d.C. Il Foro di Traiano è uno dei tanti capolavori dell’ingegneria romana, e i suoi ambienti erano probabilmente utilizzati come uffici e archivi collegati alle attività amministrative e giudiziarie che si svolgevano nei Fori Imperiali. Il Foro si sviluppava in una grande piazza rettangolare di 110×85 metri, fiancheggiata da portici colonnati sui due lati lunghi, chiusa a sud da un colonnato di marmi colorati e a nord dal prospetto della Basilica Ulpia che, inaugurata nel 112 d.C., prendeva il nome dalla famiglia di Traiano, la Gens Ulpia, e fungeva da immenso tribunale, con i suoi due piani e cinque navate. Al centro della piazza era stata innalzata la Colonna Traiana a celebrare i fasti dell’imperatore. Oggi, la parte alta del complesso ospita il Museo dei Fori Imperiali, che presenta le architetture e la decorazione scultorea dei Fori.
Nonostante gli ampliamenti, gli incendi, i restauri e le ricostruzioni, nel corso dell’Antichità i Fori Imperiali mantennero intatte sia la loro conformazione architettonica che la loro funzione. Solo nel IV secolo, iniziò la progressiva modificazione dell’area che portò alla nascita di un nuovo panorama urbano per cui i suoi monumenti caddero in rovina, o furono riutilizzati per nuove costruzioni. Tra questi, l'Arco di Tito e quello di Settimio Severo che sono giunti fino a noi in buone condizioni perché inglobati in fortificazioni medioevali. L’area, inoltre, fu usata come terreno da coltivare e come pascolo; da allora è conosciuto come Campo Vaccino.
Ma la distruzione quasi definitiva dei Fori Imperiali avvenne durante il Rinascimento. Papa Giulio II (1503-1513) sfruttò tutta l’area come cava di materiali da riutilizzare, spesso dopo averli fatti triturare per trasformarli in calce, nel progetto di rinnovamento edilizio e artistico della città da lui stesso avviato. A poco valsero le proteste di artisti di primo piano come Raffaello e Michelangelo. Il Foro fu riscoperto a partire dal Cinquecento secolo anche grazie ai pittori di vedute romane che in quel periodo amavano dipingere le rovine affioranti nell'area del pascolo: un soggetto singolare e molto apprezzato.
Nei secoli successivi furono intraprese varie campagne di scavo, con maggiore vigore a partire dal XIX secolo, ma l'area fu completamente scavata agli inizi del XX secolo e le architetture antiche furono quasi del tutto cancellate per fare spazio alla realizzazione di via dei Fori Imperiali lungo la quale, a partire dal 1950, si svolge l'annuale parata del 2 giugno in occasione della Festa della Repubblica Italiana. Dal 21 aprile 2015, i Fori Imperiali godono di una nuova illuminazione, ideata e realizzata dal premio Oscar Vittorio Storaro e dall’architetto Francesca Storaro.
Oggi, l’area archeologica dei Fori Imperiali è visitabile, con ingresso in Piazza Santa Maria di Loreto, presso la Colonna Traiana. Il percorso della visita, seguendo la passerella presente nel sito, tocca una parte del Foro di Traiano, passa sotto via dei Fori Imperiali percorrendo le cantine delle antiche abitazioni del Quartiere Alessandrino, attraversa il Foro di Cesare e termina in prossimità del Foro di Nerva, da dove si esce su Via dei Fori Imperiali.
Un gioiello di acqua e di pietra
Fontana di Trevi, mostra terminale dell’acquedotto Vergine, unico degli acquedotti antichi ininterrottamente in uso fino ai nostri giorni, è la più famosa delle fontane romane.
Il suo nome deriva da un toponimo in uso nella zona già dalla metà del XII secolo, regio Trivii, riferito alla confluenza di tre vie nella piazza, oppure dal triplice sbocco dell’acqua dell’originaria fontana.
La realizzazione dell’attuale fontana di Trevi si deve a papa Clemente XII che, nel 1732, indisse un concorso al quale parteciparono i maggiori artisti dell’epoca. Tra i vari progetti presentati venne scelto quello dell’architetto Nicola Salvi.
Addossata a Palazzo Poli, la fontana si articola nell’ampio bacino con una larga scogliera vivificata dalla rappresentazione scultorea di numerose piante e dallo scorrere spettacolare dell’acqua. Al centro domina la statua di Oceano alla guida del cocchio a forma di conchiglia, trainato dal cavallo iroso e dal cavallo placido, frenati da due tritoni.
Nel prospetto, articolato come un arco di trionfo, si trovano due rilievi che alludono alla leggenda della sorgente e alla storia dell’acquedotto: a destra, la vergine che indica la sorgente ai soldati romani e, a sinistra, Agrippa che ordina l’avvio dei lavori di costruzione dell’acquedotto. Completano l’apparato decorativo due figure allegoriche che esaltano gli effetti benefici dell’acqua, la Salubrità e l’Abbondanza, poste nelle nicchie laterali, .
La costruzione venne conclusa da Giuseppe Pannini che modificò parzialmente la scogliera regolarizzando i bacini centrali. Dopo un intervento di restauro negli anni 1989-1991, l'ultimo importante restauro è avvenuto nel 2014, grazie al contributo economico della Maison Fendi.
Prima di partire, non dimenticare di lanciare una moneta nella fontana, tornerete sicuramente a Roma, come dice l'usanza. Se, invece, cercate un po’ di romanticismo, forse anche un amore italiano, dovrete lanciare una seconda e una terza moneta per assicurarvi che presto risuonino le campane nuziali.
La Fontana di Trevi ha fatto da splendida cornice alla scena più nota del film La Dolce Vita del regista Federico Fellini; una provocante Anita Ekberg avvolta in un lungo abito da sera nero chiama Marcello Mastroianni: “Marcello, come here!", mentre sinuosa si immerge nelle acque scintillanti della fontana.
Colosseo
Il Colosseo,originariamente conosciuto come Amphitheatrum Flavium (in italiano: Anfiteatro Flavio) o semplicemente come Amphitheatrum, situato nel centro della città di Roma, è il più grande anfiteatro del mondo. In grado di contenere un numero di spettatori stimato tra 50 000 e 87 000 unità, è il più importante anfiteatro romano, nonché il più imponente monumento dell'antica Roma che sia giunto fino a noi. Inserito nel 1980 nella lista dei Patrimoni dell'umanità dall'UNESCO, assieme a tutto il Centro storico di Roma, le Zone extraterritoriali della Santa Sede in Italia e la Basilica di San Paolo fuori le mura, nel 2007 il complesso, unico monumento europeo, è stato anche inserito fra le Nuove sette meraviglie del mondo, a seguito di un concorso organizzato da New Open World Corporation (NOWC).
L'anfiteatro è stato edificato in epoca Flavia su un'area al limite orientale del Foro Romano. La sua costruzione fu iniziata da Vespasiano nel 70 d.C. e inaugurato da Tito nell'80, con ulteriori modifiche apportate durante l'impero di Domiziano nel 90. L'edificio forma un'ellisse di 527 m di perimetro, con assi che misurano 187,5 e 156,5 m. L'arena all'interno misura 86×54 m, con una superficie di 3.357 m². L'altezza attuale raggiunge 48,5 m, ma originariamente arrivava a 52 m. La struttura esprime con chiarezza le concezioni architettoniche e costruttive romane della prima Età imperiale, basate rispettivamente sulla linea curva e avvolgente offerta dalla pianta ellittica e sulla complessità dei sistemi costruttivi. Archi e volte sono concatenati tra loro in un serrato rapporto strutturale.
Il nome "Colosseo" si diffuse solo nel Medioevo, e deriva dalla deformazione popolare dell'aggettivo latino "Colosseum" (traducibile in "colossale", come appariva nell'Alto Medioevo tra le casette a uno o due piani) o, più probabilmente, dalla vicinanza della colossale statua acrolitica di Nerone che sorgeva nei pressi. Presto l'edificio divenne simbolo della città imperiale, espressione di un'ideologia in cui la volontà celebrativa giunge a definire modelli per lo svago e il divertimento del popolo.
Anticamente era usato per gli spettacoli di gladiatori e altre manifestazioni pubbliche (spettacoli di caccia, battaglie navali, rievocazioni di battaglie famose, e drammi basati sulla mitologia classica). La tradizione che lo vuole luogo di martirio di cristiani è infondata. Non più in uso dopo il VI secolo, l'enorme struttura venne variamente riutilizzata nei secoli, anche come cava di materiale. Oggi è un simbolo della città di Roma e una delle sue maggiori attrazioni turistiche sotto forma di monumento archeologico regolarmente visitabile.
Nel 2012 le condizioni della struttura del Colosseo destarono preoccupazione, in seguito a studi che avevano individuato oltre 3 000 lesioni e un esteso stato fessurativo. Inoltre venne rilevata un'inclinazione di 40 cm della struttura, probabilmente a causa di un cedimento della platea di fondazione su cui poggia.
Nel 2018 il circuito archeologico Colosseo, Foro Romano e Palatino ha ottenuto 7.650.519 visitatori, risultando il secondo sito museale statale italiano più visitato (il primo tra quelli a pagamento), alle spalle del Pantheon.
Piazza Venezia è una celebre piazza di Roma. È situata ai piedi del Campidoglio, dove si incrociano cinque fra le più importanti strade della capitale: via dei Fori Imperiali, via del Corso, l'asse via C. Battisti-via Nazionale, l'asse via del Plebiscito-corso Vittorio e via del Teatro di Marcello. La piazza è dominata dall'Altare della Patria, uno dei simboli patri italiani; tre palazzi monumentali la circondano negli altri lati. Il più antico è il quattrocentesco palazzo Venezia, che dà il nome alla piazza e che è sede dell'omonimo museo nazionale. Gli altri palazzi sono il secentesco palazzo Bonaparte e il palazzo delle Assicurazioni Generali, costruito nei primi anni del Novecento.
Su piazza Venezia si incontrano i confini di tre rioni: ad ovest di essa si estende il rione Pigna, ad est il rione Trevi e a sud il rione Campitelli. Le cinque importanti strade che si dipartono da piazza Venezia ne fanno un nodo fondamentale del tessuto urbano. La più antica è la centralissima via del Corso, che collega la piazza con la zona settentrionale della capitale. Il tracciato di via del Corso risale al 220 avanti Cristo, ricalcando quello del tratto urbano della Via Flaminia, una delle più importanti vie consolari.
Nel periodo post-unitario furono tracciate due nuove strade convergenti sulla piazza. Nel 1879 fu aperta Via Nazionale, per collegare il centro con la zona della Stazione Termini e con i quartieri orientali della città; l'asse di via Nazionale raggiunge la piazza attraverso via Cesare Battisti. Nello stesso periodo fu aperto anche corso Vittorio, che conduce verso il Vaticano e i quartieri nord-occidentali; questo corso raggiunge la piazza attraverso la breve via del Plebiscito.
Nel ventennio fascista furono aperte altre due strade di grande comunicazione urbana, con inizio da piazza Venezia. Via del Teatro di Marcello, aperta nel 1927, collega la piazza con il Tevere e costituiva il primo tratto della via del Mare, diretta verso i quartieri sud-occidentali, l'EUR e il litorale di Ostia. Nel 1933 fu aperta Via dell'Impero, oggi Via dei Fori Imperiali, diretta verso il Colosseo, il Laterano e i quartieri sud-orientali. Con l'apertura delle nuove quattro strade, piazza Venezia si trovò ad assumere l'attuale ruolo di ganglio delle comunicazioni tra le varie parti della capitale. Prima di assumere il nome attuale, la piazza ebbe due altre denominazioni. Inizialmente era detta "di San Marco", per la vicinanza dell'omonima basilica.
Nel 1455, il cardinale Pietro Barbo fece costruire per sé un monumentale palazzo sul lato occidentale della piazza, demolendo gli edifici che ospitavano i cardinali del titolo di S.Marco. Il cardinale, divenuto papa con il nome di Paolo II, decise di collocare al centro della piazza una grande vasca di granito ritrovata alle Terme di Caracalla; da quel momento il luogo fu chiamato "piazza della Conca di San Marco".
Papa Paolo III, della famiglia Farnese, nel 1545 fece spostare la vasca di granito in piazza Farnese, per riunirla a quella simile già lì presente.
Nel 1560, l'edificio fatto costruire da Pietro Barbo fu donato da papa Pio IV alla Repubblica di Venezia, che ne fece la sede della propria ambasciata, e per questo motivo da allora fu denominato palazzo Venezia. La piazza assunse allora il suo nome attuale.
Uno dei complessi urbanistici più spettacolari della Roma barocca
Piazza Navona è uno dei complessi urbanistici più spettacolari e caratteristici della Roma barocca. La piazza è delimitata dagli edifici che sorsero sui resti dello Stadio di Domiziano, della cui pista sono conservate la forma e le dimensioni.
L’originale forma della piazza attuale, infatti, imita fedelmente il perimetro dell’antico stadio che Domiziano fece costruire nell’86 d. C. per la pratica di gare di atletica e corse di cavalli. I resti di questa antica struttura si trovano a 5-6 metri al di sotto dell’odierno piano stradale ed è possibile vederli ancora sotto un palazzo moderno in Piazza di Tor Sanguigna e nei sotterranei della chiesa di Sant’Agnese in Agone. Il nome moderno della piazza deriva dal termine Agones che in latino vuol dire appunto “giochi”.
Piazza Navona è stata nei secoli teatro di feste popolari, corse e giostre. Dal XVII secolo fino alla metà del XIX, i sabati e le domeniche di agosto, Piazza Navona, che allora aveva il fondo concavo, veniva in parte allagata per offrire refrigerio e svago ai romani. Domina la piazza la chiesa di Sant'Agnese in Agone, iniziata da Carlo e Girolamo Rainaldi e portata a termine dal Borromini, che la modificò sensibilmente rendendola una delle più magnifiche architetture barocche di Roma. Accanto alla chiesa, si trova il Palazzo Pamphilj, dove dal 1960 ha sede l'ambasciata del Brasile. Di fronte al palazzo sorge la chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore, già conosciuta come San Giacomo degli Spagnoli, eretta in occasione del Giubileo del 1450.
Tre fontane ornano la piazza: la Fontana del Moro, così chiamata per la statua dell'Etiope che lotta con un delfino, la Fontana de' Calderari, conosciuta anche come la Fontana del Nettuno, entrambe opere di Giacomo della Porta e, al centro, l’imponente Fontana dei Quattro Fiumi, opera di Gian Lorenzo Bernini.
La fontana è immaginata come una grande scogliera di travertino, scavata da una grotta con quattro aperture, che sorregge l’obelisco di granito recuperato dal Circo di Massenzio sull'Appia antica. Sugli angoli della scogliera sono collocate le monumentali statue marmoree dei quattro fiumi che rappresentano i continenti allora conosciuti: il Danubio per l’Europa, con il cavallo; il Gange per l’Asia, con il remo e il dragone; il Nilo per l’Africa, con il capo velato (allusione alle sorgenti sconosciute) associato al leone ed alla palma; il Rio della Plata per l’America con un braccio sollevato ed accanto un armadillo. Sulla parte alta della scogliera sono due grandi stemmi marmorei della famiglia del papa con la colomba che porta nel becco un ramo di ulivo, e la stessa colomba, in bronzo, è collocata alla sommità dell’obelisco.
Centro romantico della Roma Ottocentesca, già nel XV secolo assunse un ruolo commercialmente molto importante per la presenza di molti alberghi e di case abitate da stranieri, richiamati in questa zona dalle rappresentanze dei governi spagnolo e francese.
Sotto il pontificato di Innocenzo XIII, e con la direzione dell’architetto romano Francesco De Santis, fu realizzata la Scalinata di Trinità dei Monti (1723-26), raccordo scenografico tra le pendici del Pincio, dominate dalla chiesa della SS. Trinità, e la sottostante Piazza di Spagna, che fosse luogo di ritrovo per tutti i cittadini. Infatti, ancora oggi, la scalinata è un luogo di incontro e di ritrovo, tanto da essere definita il "salotto di Roma".
Sulla sommità della scalinata si trova la chiesa di Trinità dei Monti, fondata nel 1495, mentre al centro della piazza si trova la fontana detta la "Barcaccia” (1626-29) opera di Pietro Bernini, padre di Gian Lorenzo. La fontana ha la forma di un’imbarcazione con prua e poppa identiche ed è immersa in una piscina ovale. I bordi delle fiancate sono molto bassi, dando l’impressione che la barca stia per affondare. Sulla parte esterna della prua e della poppa sono presenti due grandi stemmi di Urbano VIII con tre api; ai lati degli stemmi l’acqua esce da finte bocche di cannoniere.
Il termine "barcaccia" si riferisce alle imbarcazioni usate sul Tevere nel vicino porto di Ripetta. Altri motivi ispiratori per la fontana sono da ricercare, probabilmente, nella notizia secondo la quale esisteva nella zona una naumachia - edificio all’aperto dove si svolgevano giochi navali e battaglie con navi da guerra in miniatura - e nelle inondazioni del Tevere, che trascinavano le imbarcazioni fino ai piedi della Trinità de’ Monti.
Monumentale ed elegante piazza, al vertice in cui si incontrano via del Babuino, via di Ripetta e via del Corso, le tre arterie principali del centro storico di Roma.
L’urbanizzazione dell’area inizia nella seconda metà del ‘500, con la realizzazione di una prima fontana, la fontana del Trullo, su progetto di Giacomo Della Porta, oggi in piazza Nicosia, e con la successiva collocazione dell’obelisco Flaminio, alto circa 24 metri, e spostato dal Circo Massimo per ordine di Sisto V nel 1589; fu il primo obelisco a essere trasferito a Roma, al tempo di Augusto, per celebrare la conquista dell'Egitto.
La facciata esterna dell'odierna Porta del Popolo (l’antica Porta Flaminia) fu commissionata da papa Pio IV a Michelangelo, che però trasferì l’incarico a Nanni di Baccio Bigio, il quale realizzò l’opera tra il 1562 e il 1565. “Felici faustoque ingressui MDCLV" ("Per un ingresso felice e fausto"): è questo il messaggio inciso sulla facciata interna, realizzata dal Bernini per Alessandro VII, in occasione dell’arrivo a Roma di Cristina di Svezia nel 1655.
Nel corso del ‘600, furono realizzate le due chiese gemelle, Santa Maria in Montesanto, nota anche come "Chiesa degli Artisti”, e Santa Maria dei Miracoli, progettate originariamente da Carlo Rainaldi, ed entrambe successivamente completate da Gian Lorenzo Bernini, con la collaborazione di Carlo Fontana. Ideate dal Rainaldi come costruzioni simmetriche, per problemi di spazio presentano planimetrie differenti e diverse cupole - ottagonale per Santa Maria dei Miracoli e dodecagonale per Santa Maria in Montesanto. Ciò nonostante, dalla piazza, grazie a un puro effetto ottico, appaiono identiche.
Sul lato opposto della piazza sorge la splendida Basilica di Santa Maria del Popolo, risalente al Quattrocento, arricchita e modificata nel corso dei secoli dall'intervento di numerosi architetti e artisti. Al suo interno conserva straordinari capolavori: la Cappella Chigi, realizzata su progetto di Raffaello dal 1513, terminata tra il 1652 e il 1656 con l’intervento di Gian Lorenzo Bernini; la Cappella Cerasi, che ospita la Crocifissione di San Pietro e la Conversione di San Paolo, opere di Caravaggio; la pala d’altare raffigurante l’Assunzione della Vergine di Annibale Carracci e la Cappella Della Rovere, realizzata dall’architetto Andrea Bregno, tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, decorata con magnifici affreschi attribuiti a Pinturicchio e alla sua bottega. La leggenda narra che sul Colle degli Ortuli, dove sorge la Basilica, vi sia la tomba maledetta di Nerone, l’imperatore morto suicida, le cui ceneri vennero sepolte in un’urna di porfido sotto un noce. Vicino all’altare maggiore della chiesa sono presenti dei bassorilievi che ricordano la vicenda.
In seguito a una nuova sistemazione urbanistica, progettata dall’architetto Giuseppe Valadier agli inizi dell’Ottocento, la nuova Piazza del Popolo si presenta come una grande ellisse attorno all’obelisco egizio, impreziosita e incorniciata da sculture, giardini e fontane. Al centro della piazza, si trova la fontana dei Leoni dello stesso Valadier, che sostituisce la fontana cinquecentesca di Della Porta e si sviluppa intorno all’obelisco Flaminio. Ha vasche rotonde di travertino, dominate da leoni di marmo bianco in stile egizio, dalle cui bocche sgorgano i getti d’acqua.
Al centro dell’emiciclo orientale è collocata la fontana della Dea Roma, ornata da un grande gruppo scultoreo costituito da una statua della dea armata, affiancata da due statue raffiguranti il Tevere e l’Aniene - i due fiumi di Roma – e ai cui piedi si trova la lupa che allatta i gemelli. Alle spalle, si trova il parco del Pincio, splendida passeggiata urbana, dalla cui terrazza si ammira un tramonto spettacolare.
Esattamente al centro dell’emiciclo opposto, si erge l’imponente gruppo scultoreo che adorna la fontana del Nettuno: una statua di Nettuno con il tridente nella mano destra, ai cui piedi sono posti due tritoni con delfini, domina un’ampia vasca di travertino di forma semicircolare, sopra la quale una grande valva di conchiglia raccoglie l’acqua riversata da un piccolo catino in alto. Entrambe le fontane dei due emicicli furono ideate da Valadier e scolpite da Giovanni Ceccarini.
Completano l’assetto della piazza, le due fontane sarcofago, poste in sostituzione di un abbeveratoio e un lavatoio, che fino al Settecento conferivano all’area un aspetto rurale. Una è addossata alla chiesa di Santa Maria del Popolo, reca il ritratto di due coniugi e risale alla metà del secolo III d.C.; l’altra si trova a ridosso dell’opposta caserma “Giacomo Acqua”, già delle guardie pontificie, presenta una decorazione con solo un personaggio maschile togato ed è databile all’ultimo quarto dello stesso secolo.
Fino al XIX secolo, la piazza era uno dei luoghi dove si svolgevano le esecuzioni capitali per mano del famoso boia Mastro Titta. Come ricordato da una lapide apposta nel 1909 sulla caserma, qui furono ghigliottinati i due carbonari Angelo Targhini e Leonida Montanari, "rei di lesa maestà e ferite con pericolo".
Rappresentazione del mecenatismo papale rinascimentale, antica sede di giochi, fiere e spettacoli popolari, Piazza del Popolo è sicuramente una delle piazze più famose al mondo. Le sue bellezze artistiche, i suoi caffè, le sue botteghe e i locali commerciali adiacenti, anticamente frequentati da personaggi come Trilussa, Guttuso e Pasolini, ne fanno l’emblema culturale della “romanità” e scenografico ingresso al cuore della capitale.